L’approccio fenomenologico in psichiatria nasce nel 1913, anno di pubblicazione della Psicopatologia Generale di Karl Jaspers, dove l’autore cerca d’inquadrare la patologia psichica da un punto di vista della coscienza soggettiva dopo che la psicoanalisi aveva risolto lo psichico nell’inconscio e la psichiatria biologica lo aveva ridotto alle modificazioni fisiologiche del cervello. Successivamente, rifacendosi al pensiero filosofico di Edmund Husserl e di Martin Heidegger, lo psichiatra svizzero Ludwig Binswanger fece della fenomenologia un orizzonte di comprensione della malattia mentale in cui questa viene compresa per come essa si manifesta nell’esperienza che l’essere umano ne fa, senza rapportarla alle teorie delle scienze naturali le quali trovano nell’astrazione da tale esperienza il loro fondamento. In altre parole, l’orientamento fenomenologico si caratterizza per un ascolto ed una comprensione che colga l’essere umano nella sua specificità di essere umano, e non lo riconduca a prodotti astratti come un organismo animale (biologismo), una serie di pulsioni dinamicamente mosse (psicodinamica), informazioni elaborate cognitivamente (cognitivismo), comportamenti associativi (comportamentismo), o relazioni ciberneticamente configurate (approccio sistemico-familiare). Attualmente, la riflessione fenomenologica in psichiatria e psicoterapia è impegnata nel compiere il passaggio dalla comprensione psicopatologica ad una metodologia strutturata di prassi clinica, riflessione in cui s’iscrive anche la mia attività di ricerca e di pubblicazione.